Che Milano sia piena di contraddizioni è un dato di fatto e che queste antitesi diventino prima carne e poi arte è altrettanto vero. Milano respira nei suoi cortili e strizza l’occhio complice a tutto ciò che fa rumore come se ascoltando una melodia underground di fumo e polvere, fosse ancora più seducente. Grida il documentario di Angelo Orazio Pregoni, proiettato nell’ovattata cornice di Corso Como 10, in un sacello di assoluta ricercatezza dove le sue parole erano denuncia. Contro tutto ciò che è violenza sulle donne. Naso dall’anima ribelle Pregoni, torna sulla scena milanese completando il trittico che ricorda le tele urlate di Egon Schiele, un quattro stagioni (perchè aspettiamo la quarta) dove donne donne giacciono sotto una sindone. Angelo Orazio Pregoni, pittore sinestetico e perfume maker di grande fama, ha mostrato in anteprima durante un evento esclusivo nella splendida galleria milanese 10 Corso Como, il cortometraggio Once a day give yourself a present, terzo atto del Ciclo delle donne bendate, progetto che rivela le costrizioni sociali della donna attraverso opere d’arte pittoriche e olfattive. I soggetti di Pregoni sono figure femminili nude e bendate, dipinte su grandi teli grezzi con vernici e preziose essenze e poi adagiati sulle modelle e aspersi nuovamente con profumi e tinte per tracciare un’impronta visivo-olfattiva permanente. La benda, bloccando la vista e il movimento, rappresenta le costrizioni imposte alla donna dalla società contemporanea, mentre la nudità esprime un desiderio di edenica ribellione, libertà e autodeterminazione, assenza del peccato. La realizzazione della terza tela, intitolata A L’OMBRA DELLA MADONNINA, è stata mostrata in anteprima attraverso un cortometraggio scritto e diretto dall’artista stesso. Nelle surreali scenografie di Marco Ventura, Pregoni si muove dietro e davanti alla camera, coinvolgendo il suo cast in un episodio di vita che in soli 19 minuti. Un corto politicamente scorretto, che non guarda in faccia nessuno e non strizza l’occhio al perbenismo che si comprende chiaramente l’autore detesti. Il cortometraggio è un film-muto del 2020, originale anche in questo, sono le musiche a dare rilievo alle inquadrature e ai sentimenti.Il design musicale, tra assonanze d’archi e beat elettronici, scandisce i tempi del montaggio serrato, in un crescendo di paure e ipotizzati orrori che tuttavia non bastano allo spettatore per poter esprimere un giudizio o ancor prima individuare una colpa: il film è insoluto. Un piccolo lavoro artistico, fuori da ogni stereotipo, colmo di citazioni cinematografiche ribaltate in un nuovo metalinguaggio narrativo che non dà appigli, tanto più che i corpi femminili appaiono sempre nudi, tanto più che il dramma si mescola alla poesia e la poesia al crimine e l’artista è l’unico colpevole. Dunque, sono prospettive, inquadrature, ombre e sequenze girate a mano libera a dare vita all’atmosfera gotica, misteriosa e tenebrosa dell’opera, scandendo il ritmo di un rito umanamente violento e sviluppando un punto di vista totalmente privilegiato. Mentre Milano sfila, snob e polverosa omaggiando la serata di un cielo irreale.