Di Isabella Pesarini
Milano, Aeroporto di Linate, ore 5 del mattino. Imbarco per il volo Milano-Copenaghen. Dopo una notte in bianco, uscita di casa alle 4 del mattino, dimenticato sicuramente qualcosa, ma non so cosa, ho appuntamento ancora prima dell’alba con un’amica nell’aeroporto milanese, destinazione Nord Europa. Il saluto reciproco è un sorriso, troppo assonnate per osare proferir parola. L’aeroporto è quasi deserto, si respira un’atmosfera magica, di quasi quiete, interrotta solo dall’andirivieni continuo delle hostess danesi, bionde, precise e sorridenti come nel più perfetto dei cliché.
Il volo parte e arriva puntuale. In una metà mattina di metà settembre sono all’aeroporto di Copenaghen, scalo necessario per la meta finale: Åalesund, Norvegia.
WOW! Quanti negozi, quante luci, quanta gente! Respiro ritmo, energia! L’aeroporto di Copenaghen è uno sfavillio di insegne, colori e lusso, per appagare gli appetiti più esigenti. Mi concedo un immancabile: l’acquisto di una confezione di biscotti al burro autentici danesi, confezione rigorosamente cilindrica in latta!
Io e la mia amica abbiamo anche il tempo per due chiacchere prima del secondo imbarco della giornata. Non vedo l’ora di salire sul secondo aereo. La Norvegia mi aspetta!
Åalesund, Norvegia, aeroporto. Ore 13. l’aereo è atterrato con 5 minuti di anticipo. La mia amica è italiana di origine, ma un bel giorno ha deciso di trasferirsi in Norvegia. Lei mi spiega che l’anticipo di atterraggio degli aerei qui è un’abitudine. Penso a come il progresso debba ancora scendere verso altri Stati.
Do un’occhiata fuori dall’oblò della fusoliera. Cielo grigio bianco uggioso, pioggia lieve e fitta. Viene aperto il portellone per far scendere noi passeggeri. Un vento freddo mi investe. Un pensiero mi attraversa, fulmineo. Ecco cosa ho dimenticato: il giaccone! Nessun problema, sarà un’opportunità per portare a casa un bel giaccone norvegese!
Quasi giunte all’uscita dell’aeroporto, vedo la mia amica fermarsi. Che abbia dimenticato qualcosa anche lei? Esatto! La compagnia SAS permette di imbarcare 2 bagagli a mano, una borsa e un trolley, certo, bisogna ricordarsi di prenderli entrambi al momento di scendere. Ma in Norvegia i problemi quotidiani sono semplificati. È stato sufficiente tornare indietro appena prima di tornare in pista, riferire il bagaglio smarrito e trovarlo magicamente all’uscita, quasi in fedele attesa del padrone.
Bene, la quarta città della Norvegia, sui fiordi sud-occidentali, aspetta solo di essere scoperta, vissuta, assaporata. Il Nord Europa ha sempre esercitato su di me un forte richiamo. Sarà la Natura selvaggia, forte, tremenda? Probabile. Sarà la leggenda di un alto tenore di vita, di una semplificazione del quotidiano, della precisione della popolazione? Anche questo è un motivo. Più semplicemente sarà la voglia continua, inarrestabile di scoprire un mondo nuovo? È così che ora mi ritrovo sui fiordi norvegesi.
I finestrini del pullman che dall’aeroporto portano in città sono bagnati di piccole goccie di fredda pioggia, che cade fitta, continua, da ore. Guardo le montagne. Le pareti non sono rocciose, bensì rigogliose di una vegetazione nutrita dall’acqua che scende dal cielo, sicuramente copiosa. Le nuvole sono basse, dense, grigio scuro, quando si aprono si scorge un cielo sereno e luminoso, quasi una porta verso un altro mondo. La mia amica mi rivela che in Norvegia si susseguono tutte le stagioni dell’anno nell’arco di una sola giornata. Sento che questa terra è magica, qui regna incontrastata la Natura.
Åalesund, porto, ore 9 del mattino. Dopo una breve tappa all’Info Point, sosta necessaria per cambiare gli euro in corone norvegesi, la moneta locale, e prendere una mappa della città e dei dintorni, inizia finalmente il viaggio in (quasi) solitaria della città e dei suoi fiordi. Mi ritrovo ospite di una coppia italiana che è andata a vivere qui, uno dei due è l’amica con cui ho condiviso il viaggio in aereo, perciò almeno fino a metà pomeriggio sono libera di percorrere qualsiasi strada mi si presenti davanti agli occhi. Se non fosse … Che freddo! Sui fiordi tira un vento gelido, insistente. Punto subito gli occhi sul primo centro commerciale della città, dovrò acquistare una giacca a vento il prima possibile. Arrivo davanti alle vetrine, guardo i prezzi dei cartellini dei capi d’abbigliamento, sbianco. Un rapido calcolo a mente mi dice che il giaccone più economico costa l’equivalente di 600 euro! Lo stesso giaccone che in Italia ne costerebbe 30! No, qui imparerò a non fare shopping, se non proprio l’ultimo giorno con gli ultimi risparmi rimasti.
Entro in un bar, che apre alle 10, come tutti gli esercizi commerciali. Faccio colazione con un cappuccino e una brioche salata: ricoperta sulla sfoglia di semi di chissà quale cereale, salati, riempita all’interno con cetriolo e prosciutto cotto. Tolgo solo il cetriolo, che proprio è lontano dal mio palato, e mi gusto la prima colazione norvegese. Leggo qualche quotidiano internazionale, a disposizione dei clienti. Vado al bancone per pagare il conto. Sbianco, la seconda volta nel giro di un’ora. Un cappuccino costa l’equivalente dei nostri 11 euro? Pago il totale, pari a ben 14 euro per una colazione. Se le spese procedono di questo passo dovrò guardarmi intorno per un’agenzia di collocamento a breve termine!
Torno al porto, luogo privilegiato per il libero flusso dei pensieri. Navi, case che si affacciano sull’acqua, muri colorati, gommoni per pescare, imbarcazioni che rimandano agli esploratori del diciannovesimo secolo … Click, click, click. La macchina fotografica è capitata tra le mani e l’indice della mano destra non smette di scattare. Tutto sembra appartenere a un quadro, lo spettacolo suggestivo che si dispiega davanti ai miei occhi potrebbe essere uscito dall’opera di chissà quale pittore.
Mi rilasso. Prima di sedermi su una panchina, la guardo. Sì, guardo la panchina! In legno grezzo, non verniciato, a dispetto della pioggia che cade continua durante l’anno. Porta sullo schienale lavorato in ferro battuto lo stemma della città. Così tutte le panchine che si susseguono ogni dieci metri sulla passeggiata del porto di Åalesund. Immagino che il riposo qui sia considerato un valore da proseguire.
Alla fine del porto si staglia il faro della città, baluardo di periferia che apre la strada verso i fiordi, verso la Natura. Le montagne, le cui pareti cadono a strapiombo sull’acqua del freddo mare, sembrano non temere le nuvole cariche di pioggia in arrivo. Qua e là si intravede uno spiraglio di ciel sereno, la luce accompagna e contrasta la pioggia.
La giornata di oggi sarà dedicata all’esplorazione urbana della quarta città della Norvegia, dopo Oslo, Bergen e Trondheim. Le abitazioni sono un festival di Art Nouveau, fresche di restauro, i dettagli ben curati. La Natura mi trova, anche in città. Entro nel giardino pubblico più grande. Alberi rigogliosi, centenari, prati verdi come nelle fiabe medievali. Qualche panchina si alterna qua e là, in piena compatibilità con la vegetazione circostante. L’urbanizzazione qui appare come una timida ospite che non intende affatto rubare la scena alla Natura. Dopo un breve giro esplorativo del parco torno all’ingresso. Invece di una statua trovo come un coperchio d’acciaio. Mi avvicino. La bocca si apre per lo stupore. Il coperchio riporta in alto la scritta “Normandie”. Davanti al coperchio, in piena accoglienza per i visitatori, si erga la statua imponente di Ganger Rolf, antenato di Guglielmo il Conquistatore. Ganger Rolf spinse le popolazioni vichinghe fino alla conquista delle terre normanne. La statua si manifesta in posizione perentoria, da vero conquistatore.
Torno sui fiordi. Le nuvole plumbee si specchiano sulle onde appena accennate del mare, esteso, intervallato qua e là da qualche altura che trasforma la costa in fiordo. Le nuvole stanno lasciando spazio a un cielo azzurro deciso. L’orizzonte è un panorama di alture e di fiordi. Mi avventuro per il retro del porto. Tra panchine, stavolta verniciate, a un metro di distanza l’una dall’altra, statue di chissà quale personaggio storico in bronzo, sono sempre più stupita dalla ricchezza di questa cittadina, che conta appena quarantamila abitanti.
Ora l’azzurro del cielo si è fatto largo tra le nuvole, splendente, prepotente. Mi affaccio sul Brosundet, l’incanalatura centrale di Åalesund. L’acqua è blu, uno specchio di perfezione cromatica. Mi soffermo qualche decina di minuti persa tra i pensieri e l’immaginazione …
Dal primo pomeriggio mi dedico alla scoperta del centro città. Inizio col palazzo dello Jugendstil Senteret, esempio assoluto di Art Nouveau, icona della città. Ricostruito dopo l’incendio del 1904 che distrusse tutta Åalesund, lo Jugendstil Senteret è oggi un museo di manufatti di Art Nouveau. Il tetto spiovente da castello delle fiabe punta dritto al cielo quasi da primavera.
Di fronte si erge il Museo d’arte Kunst-Museet Kube, un vero e proprio cubo di mattoni oggi galleria d’arte.
Metto in borsa la mappa della città. Finché ci sono abitazioni sono in città, quando finiscono significa che la città è finita. Mi affido all’istinto e al senso dell’orientamento, solo così potrò scoprire l’anima vera di quest’inaspettata cittadina norvegese. Risalendo verso la parte alta della città lo sguardo si sofferma su una serie di edifici colorati, freschi di ristrutturazione. La facciata verde salvia di un palazzo non lascia spazio ai dubbi: la veranda più alta riporta la scritta “1906”. Il palazzo è stato ricostruito dopo l’incendio di appena due anni prima. Le pareti dell’edificio a fianco sono blu turchesi. I colori, che siano degli edifici urbani e della Natura circostanti, sono padroni dell’atmosfera variopinta della città.
Unversità di Åalesund, mezzogiorno. Poiché la mia amica lavora in università colgo l’occasione per conoscere l’anima culturale della città proprio al cuore. Entro nella Facoltà di Matematica e Scienze Naturali. Studenti e docenti sono tutti piuttosto giovani, è raro incontrare per le aule qualcuno che abbia superato i sessant’anni. L’edificio dell’università è un esempio ben tenuto di architettura contemporanea: grandi vetrate, continue per decine di metri fino a ricoprire le pareti sui quattro lati dell’edificio, all’esterno un ampio giardino ospita gli studenti durante le belle giornate, con sedie, tavoli e panchine, proprio come se fosse un angolo di studio all’aperto. Spalanco gli occhi dalla meraviglia! Åalesund Kunstforening? Una galleria d’arte in una facoltà scientifica? Non solo! All’interno della galleria sono stati installati, in perfetta armonia, tavoli e sedie studio, per permettere agli studenti di dedicarsi alle materie universitarie in un’atmosfera completa: scienza e arte.
Il pomeriggio torno in città. Åalesund ha anche una nota buia. Nel giro di pochi circondari, all’incirca alla fine di ogni quartiere, ho già contato cinque cimiteri! I suicidi sono un grave problema sociale qui, in Norvegia, soprattutto per la fascia di età che va dai 20 ai 40 anni. Sarà per la penuria di sole, per una Natura che può essere vissuta come opprimente poiché non domabile, per il clima rigido, in Norvegia la tristezza è dietro l’angolo.
Sto risalendo per la zona del cinema, appena dopo il centro città. A pochi metri vedo un centro commerciale. Tengo la porta aperta per un signore in età da pensione, il quale mi ringrazia stringendomi la mano, con un sorriso aperto e sincero, ripetendo infinite volte la parola “grazie”. La domanda sorge spontanea: perché? Il signore mi risponde che certi atti di gentilezza accompagnati da uno scambio verbale non sono comuni, siamo in Norvegia! Cosa mai avrò detto a costui per tutta questa manifestazione di entusiasmo? Ah, sì, “prego”. Rimango perplessa, qui la gente non parla anche se non si conosce?
I negozi del centro commerciale sono molto caratteristici, sulle orme dell’Art Nouveau, spirito artistico della città. Vedo una panchina. Chiedo con molta delicatezza all’unico occupante se è possibile avere un posto all’altra estremità. L’occupante è una signora sulla cinquantina, che sta aspettando il proprio turno dal parrucchiere proprio lì di fronte a noi. Ovviamente la signora si apre in un sorriso da copertina e inizia a ringraziarmi per diversi minuti per averle rivolto la parola. Capisco che in queste terre nulla è scontato, nemmeno l’educazione. Qui tutti si sentono in dovere di ringraziare per ogni singola azione che compone la giornata. Esagerazione? Rispetto? Chissà. Tutto dipende dalla percezione con cui si osserva il mondo.
Dopo un’ora di riposo esco dal centro commerciale. L’anima della Norvegia sono i fiordi, la Natura tremenda e potente di cui sento così tanto l’attrazione. Saluto la giornata ringraziando i fiordi e le alture che si specchiano sulle acque per avermi regalato un istante di pura bellezza.
Skansegata, ore 11 del mattino. Mi trovo sul vialone principale del fiordo di Åalesund, tale Skansegata. Fiordi, acque, imbarcazioni, un cielo che sempre più velocemente sta abbandonando l’azzurro per prepararsi alla pioggia, il grigio che invade le acque del mare. Le nuvole sono molto basse, molte di loro ricoprono buona parte delle cime. Natura opprimente, Natura indomabile … Mi fermo, in piedi, di fronte al mare aperto. Qui sento come non mai di essere parte di Madre Natura, di esserne figlia, di doverle naturalmente rispetto, di doverla ringraziare ogni giorno per devozione. Non mi senta oppressa, mi sento ricongiunta con essa.
Torno alla parte civile del porto. Noto una strada più bassa, parallela al vialone principale. Scendere e percorrere la strada alternativa è una scelta irresistibile! Barche e navi sono attraccate proprio sulla strada, non c’è né corrimano né guard-rail di sicurezza e protezione, bisogna fare attenzione a dove si poggiano i piedi, l’acqua, fonda, è lì, a neanche un metro di distanza. Da questa altezza godo di una visuale piena degli edifici colorati che si specchiano sull’acqua. Piove leggermente, una pioggia fitta e delicata, le gocce che mi bagnano il viso non mi danno fastidio. Acqua sotto e acqua sopra di me. Norvegia significa anche questo. Vivo in armonia questo aspetto di questa terra.
Risalgo un quartiere della città. Ecco la Chiesa di Åalesund! Un edificio sacro dalla facciata di stile tipicamente romanico, iniziata nel 1906 e finita nel 1909. Provo a leggere l’insegna scritta in lingua norvegese. Conoscendo la lingua tedesca riesco a comprendere il senso totale delle frasi. Un senso di soddisfazione personale scaturisce spontaneo. La chiesa si trova ospite di un giardino che conta decine e decine di fiori favolosi! I colori dei petali dei fiori sono sgargianti: rosa, giallo, bianco, violetto, rosso intenso.
Svolto per qualche via, trovo un asilo e … un gatto nero gigantesco! Proprio come i tradizionali gatti norvegesi delle fiabe, gonfio per l’enorme quantità di pelo che invita alla coccola! Cercando di non farmi notare dal felino, mi metto sulle sue tracce. Non passa un minuto che il gatto deve aver fiutato odore di amicizia per cui si mette a fare le fusa proprio davanti all’entrata dell’asilo! Un felino è un felino, indomabile, selvaggio: ora deve aver sentito odore di preda perché si alza, scruta con gli occhi cacciatori e parte alla ricerca della preda.
Continuo per la via, in salita. Salgo, salgo, salgo, per circa dieci minuti. Davanti ai miei occhi si stende un panorama mozzafiato! Sarò su un’altura di qualche decina di metri rispetto al livello del mare, per cui dall’angolo in cui mi trovo posso vedere tutta la città, i fiordi che la incorniciano e i fiordi più lontani, fino all’orizzonte, prontamente coperto da un’altura e il rispettivo fiordo. Il cielo è decisamente terso e azzurro, sembra di essere in primavera, il vento, solitamente gelido e sferzante, è diventato una brezza, dolce e piacevole. Una coppia di innamorati cammina serena costeggiando il panorama. Dopo un servizio di decine di foto allo spettacolo naturale davanti a me, mi siedo, su una panchina, per continuare ad ammirare la perfezione della Natura nella diversità e nell’irregolarità: di forme, di colori, di paesaggi, di condizioni meteorologiche!
Prima di partire sapevo che la Norvegia è un Paese che può cambiare la vita. Mai avrei immaginato di trovare la riconciliazione con la Natura in una città, timida e armoniosa ospite tra i fiordi. È solo l’inizio di un viaggio … Un viaggio norvegese …