Salire su una De Lorean e tornare nel 1985, quando bambina, sono entrata la prima volta dentro quel palazzo in galleria pieno di nanetti fluo e funghi giganti. Era il regno di Elio Fiorucci e Milano riluceva nelle sue terrazze illuminate e nelle sue notti da bere.
A Ca’ Pesaro, fino al 6 gennaio 2019, un avvincente dialogo tra moda e cultura, grazie alla pirotecnica creatività di Elio Fiorucci, il celebre creativo milanese scomparso nel 2015, da molti definito il “paladino della moda democratica”. Fiorucci, figlio di un commerciante di calzature, fu una personalità unica in questo campo, capace di rivoluzionare la moda e il mercato – quando alla fine degli anni sessanta portò a Milano lo spirito libero e trasgressivo della Swinging London – e di formare il gusto di almeno due generazioni di giovani.
Le sue idee innovative, le proposte sempre all’avanguardia rispetto agli input del pronto-moda, l’apertura ad altri mondi e culture, da cui traeva ispirazione, lo rendevano un fuoriclasse. Poi c’era la passione per l’arte e l’architettura contemporanea, che portò Fiorucci a circondarsi di architetti come Sottsass, Mendini, Branzi, De Lucchi – grandi innovatori al pari suo – o di artisti del calibro di Keith Haring, Jean-Michel Basquiat, Andy Warhol, ai quali non chiedeva “opere” ma contributi creativi per realizzare luoghi, narrazioni, eventi dove protagonisti erano la persona e i suoi desideri. Fiorucci è stato così il primo “stilista” a livello internazionale ad affidare ai più grandi architetti, grafici e designer la rappresentazione e la comunicazione dei suoi capi e accessori d’abbigliamento, intesi come estensione delle persone e della loro identità.
Il suo primo negozio in Galleria Passarella a Milano, disegnato da Amalia Del Ponte, è del 1967, e nel ’76 lo store coloratissimo sulla 59th Avenue di New York diventa un punto d’incontro di tanti giovani. Qui arrivano anche Andy Warhol, Truman Capote e una giovanissima Madonna che tiene il suo primo concerto nell’83 allo Studio 54 proprio per i quindici anni di attività di Fiorucci. Sempre nel 1983, in ottobre, Keith Haring, con i suoi graffiti, firma il restyling dello store milanese. Quindi l’amicizia di una vita con Oliviero Toscani – insieme al quale scardina i canoni della comunicazione – la frequentazione di Vivienne Westwood.
Nel salone del palazzo veneziano affacciato sul Canal Grande è allestito un “grande mercato delle idee e delle cose” in un “caos ordinato”, come avrrebbe detto Elio, per ripercorrere tutta la sua straordinaria biografia, con un’antologia unica di prodotti, oggetti, manifesti, documentazione di eventi. La sala Elio e il suo mondo ripropone il suo universo creativo attraverso immagini e ricordi delle persone che hanno lavorato con lui, mentre sui tavoli sono raccolti gli oggetti più vari prodotti e venduti da Fiorucci in tutto il mondo, per oltre trent’anni. Gli arredi del negozio di Venezia ricreano, nella sala Fiorucci e gli architetti, l’atmosfera dei punti vendita del marchio diffusi a livello internazionale e progettati da Sottass Associati, Aldo Cibic e Michele De Lucchi. Ma non è solamente il ricordo dei famosi negozi del creativo milanese – da Los Angeles in Rodeo Drive dove approda all’apice del successo negli anni ottanta, fino a Tokyo, Sydney, Rio e Hong Kong – a guidare l’”architettura” della mostra, bensì il tentativo di ricostruire, attraverso le sue invenzioni, la “filosofia” Fiorucci, perché – come ripeteva spesso lui – un negozio, un mercato è “una relazione tra sentimenti, pensieri, linguaggi e anime diverse”. Così le opere di Keith Haring e Jean-Michel Basquiat testimoniano la New York Beat degli anni settanta e ottanta, del suo fermento artistico tra Club e strade metropolitane, in una fusione tra espressione artistica e vita urbana; mentre la presenza costante di Oliviero Toscani, di cui Elio Fiorucci fu amico e “fratello maggiore”, con i suoi manifesti “iconici” e le sue inedite fotografie, dà conto di un’epoca che ha davvero rivoluzionato la moda e la società.
23 Giugno 2018 – 6 Gennaio 2019 Venezia
Ca’ Pesaro Galleria Internazionale d’Arte Moderna