C’è un magnetismo ieratico che avvolge il visitatore fin dal suo arrivo nel piccolo borgo di Rosazza. Risuona nell’acqua, gelida e limpida, che scorre inquieta nella gola scavata dal Cervo. Dall’alto riluce turchese e brilla se trafitta dai raggi del sole. Ma accade di rado, data la posizione orografica che la vede abbarbicata come uno stambecco sulla roccia dove le nuvole cingono come una corona perenne e grigia spegnendo la roccia e gli affreschi sulle pareti delle case. Strana, Rosazza scoglio di pietra incastrato sulle Alpi pennine, nella Valle Cervo, angusta lingua di terra tra la Valle del Lys e la Valsesia. Magica nelle allegorie: nelle stelle (in realtà pentacoli) che decorano come un percorso sulle fontane con inviti alla rinascita, nella riproduzione dell’arco di Volterra, in quella residenza su cui svetta una torre Guelfa e che fu sede dei Natali di Federico Rosazza, Senatore del Regno e membro della Giovane Italia mazziniana, che pare fosse anche Grande Maestro della Massoneria di Biella e che proprio in questa città tenesse le sue riunioni segrete. Il castello fu progettato e costruito con chiari riferimenti all’esoterismo e alla Loggia; i muri e le colonne vennero trattati con acido nitrico per ottenere un effetto che ricordasse gli antichi templi di Paestum. Tutto attorno ad esso c’è un ampio giardino con un arco in pietra sbrecciata che riproduce l’arco di Volterra, opera etrusca del IV secolo a.C.; la torre, invece, ha evidenti analogie con l’architettura medioevale. Seppure abitato da meno di cento anime è definito la “Rennes-le-Château” d’Italia, altri addirittura il borgo più misterioso, perché capace di attirare quanti hanno qualche interesse ai luoghi esoterici e misteriosi. Per entrare in atmosfere simili a quelle del nome della rosa, alla ricerca di quei muratori (massons) che nella pietra scolpirono la loro fortuna.