Di Giuliana Bezzi
Il terzo giorno partiamo per il Grand Canyon: abbiamo lasciato “ the best for last”. Ripercorriamo di nuovo la highway 160, per poi prendere la 64 che ci conduce all’entrata est del Grand Canyon National Park sulla South rim, il versante sud. Siamo quasi a 3000 metri e siamo circondati da lussureggianti boschi di abeti. Finalmente arriviamo al punto panoramico di Desert View: sono emozionata, sto per scoprire una delle sette meraviglie del mondo.
Immaginavo che vedere il Grand Canyon sarebbe stata un’emozione unica, ma non ci sono aggettivi per descrivere la bellezza e la maestosità di questo posto. È uno spettacolo grandioso che non ha paragoni. Ammirando l’immensa e profonda gola creata dal fiume Colorado (in alcuni punti arriva fino a 1600 metri!) e i colori delle rocce che variano secondo la luce, ti rendi conto dell’immensa bellezza e potenza della natura. Rimaniamo, letteralmente, senza parole. Sono le 9 di mattina, i turisti sono ancora pochissimi e c’è un gran silenzio che contribuisce a rendere ancora più magico questo momento di forte impatto emotivo: piacere di conoscerti Grand Canyon! Questo è il punto più largo del canyon, dove il fiume Colorado si staglia nel Deserto dipinto. A Desert View si erge anche una torre panoramica in pietra, decorata con dipinti che rappresentano la vita degli indiani Hopi, gli abitanti originali del canyon, da cui si può godere uno stupendo panorama a 360°.
Dopo l’emozione del primo incontro con il Grand Canyon, riprendiamo la strada che conduce al Centro visitatori e al Grand Canyon village, punto di arrivo principale di tutti gli autobus e tour organizzati. Il percorso è di circa 30 km e consente la sosta in vari punti di osservazione da cui si godono viste incredibili. Arriviamo al Centro visitatori, affollato di turisti, e il silenzio che ci ha accolto al mattino è solo un ricordo. Qui si trovano le principali terrazze panoramiche, Mather Point and Yavapai Point, sempre affollate, che raggiungiamo a piedi per continuare ad ammirare gli imponenti strapiombi e le diverse stratificazioni di rocce millenarie. Da questo punto in poi, non è possibile visitare il versante ovest del parco con i propri mezzi, ma sono a disposizione comodissime navette, completamente gratuite, che consentono di spostarsi tra i vari punti del percorso panoramico, lungo circa 11 Km, che termina a Hermit Rest. Visitiamo tutti i punti panoramici e, sulla via del ritorno, ci fermiamo a Hopi point, uno dei miei preferiti, per vedere, dulcis in fundo, il tramonto. Ci sediamo vicino allo strapiombo roccioso e ci godiamo lo spettacolo del sole che cala dietro le rocce e il fiume Colorado.Nel Grand Canyon Village sono disponibili campeggi e diversi hotel, alcuni dei quali proprio a ridosso del bordo, sempre affollatissimi, bisogna prenotare con largo anticipo. Alloggiamo a Yavapai Lodge, un hotel molto accogliente, in mezzo a un bosco di pini, dove è facile incontrare cervi e alci. Ne vediamo due che brucano indisturbati e non sono minimamente scossi dalla nostra presenza.La mattina seguente, sveglia alle 4.30 per vedere l’alba a Mother point, dove troviamo molti altri turisti mattinieri, tutti con lo sguardo rivolto a est. Al sorgere del sole, le rocce si tingono di colori spettacolari, che cambiano nel giro di pochi secondi man mano che la luce del sole si fa più potente. Che meraviglia! Vorrei non dovermi staccare da questo bellissimo posto, vedere il Grand Canyon è stata per me un’esperienza unica e coinvolgente.
È giunto il momento di rientrare a Phoenix. Salutiamo il Grand Canyon e imbocchiamo la highway 64 in direzione sud, attraverso l’altopiano del Colorado. Poco prima di arrivare a Williams, notiamo un che rallentamento sulla strada. Pensiamo subito a lavori in corso o al traffico del sabato, ma scopriamo che tutti rallentano per la presenza di una coppia di cervi, bellissimi e imponenti, che sembrano essere intenzionati ad attraversare la strada. Per fortuna ci ripensano, i due splendidi animali tornano nella foresta e noi continuiamo il nostro viaggio imboccando la I40, verso Flagstaff. Stiamo percorrendo un pezzo di storia americana: siamo sulla vecchia Route 66, la Mother Road di Steinbeck, che attraversa le città della provincia americana da Chicago a Los Angeles, simbolo del viaggio on the road per eccellenza. Anche se la storica Route 66, ufficialmente non esiste più ed è stata rimpiazzata da moderne highway, il suo fascino è ancora vivo ed è tuttora possibile identificare alcuni punti del percorso originario, con motel abbandonati e locali dalle insegne luminose.
In questo viaggio stiamo toccando tutti i luoghi più leggendari d’America. Lasciamo la I 40 e prendiamo la highway 17 in direzione sud verso Phoenix, dove arriviamo nel primo pomeriggio, con una temperatura di 42 gradi e un vento caldissimo. Alloggiamo al Green Tree Inn & Suites, comodissimo hotel poco distante dall’aeroporto e la sera incontriamo un amico d’infanzia di mio marito che ci porta a cena nella vicina Gilbert, una cittadina moderna e vivace con molti ristoranti e locali animati dalla folla del sabato sera. Ceniamo a un ristorante italiano, aperto da poco, il Nico Heirloom Kitchen: lo chef è proprio italiano e il menu eccezionale, la tagliata con la rucola era buonissima e così anche gli antipasti e i dessert. La nostra vacanza on the road è giunta al termine, ed è ora di tornare alla realtà. Ho visto dei paesaggi meravigliosi e posti dalla bellezza incredibile, l’Arizona è stupenda in ogni angolo e ancora oggi, ho sempre davanti agli occhi le immagini di questo viaggio indimenticabile, il viaggio di una vita.