C’è un’ enoteca nel cuore di Milano. Si affaccia di fronte alle guglie del Duomo al settimo piano della Rinascente. Uno scrigno di bollicine e vini pregiati. Aperto fino alle dieci di sera. E’ Luglio, ma la canicola non si percepisce nel mondo ovattato dell’aria condizionata. La terrazza è il regno dei sapori. Si può gustare un sushi, assaggiare una mozzarella doc e acquistare delizie da ogni parte del mondo. Ma solo in fondo, prossimo all’ascensore, si accede alla boutique dell’ambrosia.
“Madame, desidera?”. A domandarmelo è Stefania Turato, sommelier presso Balan dell’enoteca.
E’ un bengodi, per gli amanti delle etichette prestigiose, così mi lascio guidare da lei. Sono le sette di sera, la città all’esterno, corre convulsa verso il week end fuori porta mentre uno champagne riga i bicchieri nel centro di Milano. L’enoteca ha un nome strano, che non riesco a decifrare. Uno Yin e Yang dell’enogastronomia. Indago: “Cosa vuol dire YN?”. Stefania mi indica un cartello. Più di 30 secoli fa, dove oggi sorge la città siriana di Ras Shamra, c’era un regno piccolo e raffinato: Ugarit. Vassallo degli egizi e poi degli ittiti, Ugarit fu teatro di vitalissimi commerci: nel suo porto transitavano i lapislazzuli afgani, l’avorio egiziano, il cuoio cipriota… Il regno fu distrutto dai Popoli del Mare, intorno al 1200 a.C., ma la sua lingua ebbe vasta diffusione. In ugaritico, VINO era YN.
L’enoteca vanta una vastità di gamma eccezionale: alla mescita si alternano, in abbinamento a piatti raffinati, decine di vini dagli immancabili grandi alle promesse. Gli scaffali custodiscono bottiglie provenienti da tutto il mondo, unite dal denominatore comune della qualità elevata. La zona dei prodotti pregiati e delle ottime annate è poi uno scrigno.
In realtà lo champagne che si fa strada nei discorsi, rendendo la dialettica più fluente, è di una delle migliori cru francesi. Al termine del calice, la testa è galleggia e l’umore è risalito. Saluto Stefania, e corro verso il mio Sabato. “Au revoir, Madame”, sento dire da questa vezzosa mora, mentre le porte dell’ascensore al settimo piano si chiudono alle mie spalle.