Di Eleonora Boggio
Principessa Anna: E a mezzanotte, me ne tornerò, simile a Cenerentola, là da dove sono evasa…
Joe: E sarà la fine di una bella favola.
Se c’è una pellicola che racconta Roma senza indugiare sulla delicatezza con cui va trattata una signora dallo stile solenne, è “Vacanze Romane.” Film in cui Audrey Hepburn icona di stile e riferimento per generazioni di donne, veste i panni di una principessa. Che sveste volentieri, per calarsi nella roboante vita popolare fatta di taverne vocianti e di botteghe di artigiani.
Anna conosce Roma col vento in faccia, sfrecciando su una Vespa e cingendo la vita di un reporter che le farà scoprire le bellezze della Capitale. Indossa una gonna a ruota il cui bianco e nero non permette di intuirne i colori. Respira il ponentino immergendosi nei gusti delle trattorie della gente comune, perché, nel film “vacanze romane” lei è una principessa annoiata della vita di corte e desiderosa di sperimentare esperienze antitetiche alla sua vita quotidiana.
Ma come fa una persona comune a trasformarsi in una principessa tra le vie del centro di Roma? Serve la cornice giusta che si trova a pochi passi dalla fontana di Trevi. In un punto nevralgico della capitale: dove ogni giorno fiotti di turisti provenienti da tutto il mondo lanciano monetine a occhi chiusi, chiedendo di potere tornare alle statue che sono un’epifania degli dei del mare. E, a pochi passi da quella meta di caotici pellegrinaggi si trova un angolo di paradiso.
Appoggiato in un vicolo stretto solcato di sampietrini che fanno fatica a trovare perfino i tassisti tanto pare distante anni luce dal caos delle bancarelle e delle botticelle . Un luogo incantevole, fin dall’ingresso, sormontato dal profilo del padron di casa, Scanderbeg re d’Epiro e mecenate, che fece costruire il palazzo nel 1466.
La storia di un palazzo che fece la storia di Roma
Per molti anni sede del Museo della Pasta, Palazzo Scanderbeg fu fatto erigere nel 1466 dal Principe albanese e Re d’Epiro Giorgio Castriota, detto Scanderbeg, eroico condottiero distintosi nella lunga guerra contro l’espansione ottomana in difesa della Cristianità.
Il palazzo dopo un’elegante ristrutturazione ha riaperto i battenti lo scorso gennaio regalando al viaggiatore, un’esperienza unica nel suo genere: quella di una vacanza in una casa di lusso con i benefici di un hotel a cinque stelle. Si suona il campanello, come se appunto si stesse per entrare in una residenza nobiliare e si viene accolti da una sorridente receptionist che invita il cliente ad accomodarsi nella library room dal grande camino e dalle volte a botte. Dove, alle spalle di un abbeveratoio antico ma confortati dalla comodità di una poltrona Frau sotto gli occhi indulgenti di Audrey Epburn che ammicca dalle pagine di un libro, si può cominciare l’esperienza gustando un prosecco, accompagnato da dissetanti frutti di bosco.
Dimora accogliente, esclusiva e riservata Palazzo Scanderbeg propone due soluzioni differenti per soggiorni brevi o più lunghi: le Townhouse e le Suites. Distribuite su quattro piani, la struttura si articola intorno ad un cortile nel quale è presente una fontana con mascherone, elemento decorativo da cui sgorgava l’acqua, simbolo del manierismo italiano. Per raggiungere gli appartamenti si percorre una scala a chiocciola mantenuta inalterata nella pietra ma abbellita da un lampadario con luci che scivolano dall’alto come una pioggia di diamanti sorretti da una struttura elicoidale. “Gli appartamenti di varia metratura arrivano a superare i 166 metri quadrati per le suite presidenziali e sono corredati di ogni confort. ” Questo recitava la brochure ma solo varcando la porta dell’appartamento si realizza il significato delle parole.
Una casa distante da casa
Ad accompagnarci è Irene che mostra il salotto andando fiera per il particolare parquet, in briccole veneziane. Ovvero, “strutture nautiche che servono per indicare le vie d’acqua nella laguna di Venezia. I designer ne vanno matti!” Mi mostra la cucina “che c’è ma non si vede” per i mobili a incastro. Solleva un pannello che ospita le piastre a induzione. Apre uno sportello dietro a cui si trova un frigorifero contenente prodotti, dalle birre ai generi di conforto, per regalare coccole ininterrotte a chi alloggia. Un secondo pannello custodisce, come uno scrigno, il lavello. E poi ancora: un forno a microonde e una cantinetta con pregiati etichette di vini e champagne. Le travi a vista attraversano per intero il soffitto fino alle camera padronale, dotata del terzo televisore a schermo piatto presente nell’appartamento. Quanto ai bagni sono due: uno di servizio e, adiacente alla stanza matrimoniale e quello principale dotato di una doccia emozionale con cromoterapia e sauna.
Ma non finisce qui: Irene illustra le altre due tipologie di appartamenti. Quello “piccolo”per modo di dire con angolo cottura e cabina armadio e l’imponente suite “Ambassador”, prima dell’arrivo dei suoi clienti. Centosessantasei metri quadri per un appartamento dotato di terrazza su cui viene servita la colazione dal maggiordomo. Perché, tra i servizi che una principessa Anna 2.0 può ricevere viene proposto perfino il maggiordomo.
Il risveglio più dolce
Me ne accorgo il mattino successivo, quando si presenta, sorridente, alla porta con un cestino da picnic, Alessandro. Apparecchia la tavola, riempiendola di delizie a chilometro zero: affettati laziali e latticini dell’entroterra.
“La colazione è il pasto più importante.” Ricorda con un accento che tradisce origini locali sebbene Alessandro sappia intavolare una conversazione su qualsiasi argomento: che sia il calcio (N DR è tifoso del Milan) ai suggerimenti su cosa vedere nella metropoli che ha incantato milioni di turisti.
Racconta dei principi che hanno recentemente alloggiato nella suite Scanderbeg, e se ne va, con il suo cesto da picnic, lasciando sul tavolo imbandito ogni ben di dio, dai centrifugati appena fatti “Non conoscendo i vostri gusti ne ho preparati tre diversi tra loro.” Con il sapore delle pastarelle scaldate nel microonde e del caffè preparato sul momento, il visitatore può cominciare una giornata per le vie di Roma.
Architettura e ricercatezza
Chissà cosa avrebbe detto il Re d’Epiro se fosse potuto salire su una macchina del tempo per risvegliarsi ai nostri giorni? Probabilmente sarebbe rimasto senza parole per lo stile contemporaneo, sobrio e raffinato, impreziosito da pavimenti in legno recuperato da antiche briccole veneziane e da alti soffitti con travi a vista. Gli arredi di Cappellini e Poltrona Frau, la preziosa lampada a sospensione di Terzani che illumina come un grappolo di luce la scala di pietra, i tappeti di Sartori, che mixano in delicato lavoro di patchwork parti di antichi tappeti persiani e altri elementi di arredo sono esempi di quell’elegante design italiano che esalta l’artigianalità anche nelle forme più moderne.
“Palazzo Scanderbeg completa la nostra offerta ricettiva nei punti strategici del turismo romano, il Visconti Palace Hotel vicino a San Pietro e l’Hotel Capo d’Africa nei pressi del Colosseo – afferma il general manager Giacomo Guzzardi – A Palazzo Scanderbeg l’ospite è coccolato aldilà di ogni sua aspettativa, nel rispetto della privacy e della discrezione. La conciergerie assiste gli ospiti 24 ore su 24, soddisfacendo ogni loro desiderio in maniera premurosa e impeccabile. Sono disponibili altri servizi altamente personalizzati, come il maggiordomo e lo chef a domicilio su richiesta. Gli appartamenti sono dotati di cucina completamente attrezzata in ogni dettaglio, dal forno a microonde alla cantinetta refrigerata per il vino, compresa una piccola selezione di prodotti gastronomici in omaggio.”
Così, al momento della partenza, tornata a sedermi nella library room che mi aveva accolto all’inizio del viaggio, questa volta con una tazzina di caffè bollente tra le dita, non posso fare a meno di sfogliare la biografia di Audrey Hepburn e di pensare di avere vestito i meravigliosi panni della sua Anna. Complice palazzo Scanderbeg che resterà l’immagine delle mie vacanze romane. Dove una Eleonora qualunque, si è trasformata in una principessa per due giorni. Io, la monetina in quella fontana che realizza i desideri, l’ho lanciata.
Per il resto, chissà…