Di Rita Scarlatta
A chi, conoscendo i miei gusti, mi chiedeva il motivo per cui avevo deciso di visitare Dubai rispondevo che, dopo aver sempre rincorso il passato, ritenevo fosse ora di vedere il futuro. Devo ammettere che ne è valsa la pena.
Dubai stordisce . Qui tutto è declinato al superlativo relativo : il più grande, il più alto, il più costoso ecc.ecc. E lo si percepisce fin dall’arrivo all’aeroporto dove sono previsti spostamenti (ovviamente su tapis roulant) di venticinque/trenta minuti.
Il clima a febbraio è piacevolissimo ed invita camminare magari senza una meta fissa, così tanto per perdersi fra aiuole dai fiori sgargianti e tappeti dal verde irlandese. Inutile dire che il sistema di irrigazione è sempre in funzione…
Per calarci nell’atmosfera orientale abbiamo dedicato il primo giorno a visitare i tre souk, quello antico, quello delle spezie e quello dell’oro. Decisamente pittoresco il primo, inebriante il secondo e difficile da definire il terzo anche perché mi chiedo quale donna indosserebbe mai gioielli di quelle dimensioni e abiti interi tutti in oro. Ogni angolo, ogni androne ricorda la grotta di Alì Babà. Le Abra, imbarcazioni agili e dinamiche, permettono di spostarsi da un souk all’altro
Il giorno successivo è stato dedicato alla Dubai dei record. Del Dubai Mall ormai conosciamo quasi tutto, dal gigantesco acquario alla pista del ghiaccio, il tutto inserito in un contesto di negozi il cui elenco ha le dimensioni dell’elenco telefonico di una piccola città. Perfetta la formula di benvenuto : “Welcome to everything” e non serve aggiungere altro o forse si. Se ci andate, procuratevi una mappa per uscirne a meno che non vogliate perdervi in questo oceano di tentazioni.
Seguendo le indicazioni si può uscire
all’aperto proprio di fronte al Burj Khalifa, la spettacolare torre visibile da ogni angolazione della metropoli. La sera, seimila proiettori illuminano i giochi d’acqua delle fontane in un crescendo mozzafiato di musica e colori, mentre anche la facciata del Burj Khalifa si riveste di giochi di luci. Anche qui le piccole “Abra” permettono di gustare lo spettacolo dall’acqua proprio vicino alle fontane.
Ogni cosa a Dubai sembra studiata per stupire e quando vi dicono che per l’Expo del 2020 stanno costruendo un centro commerciale il cui viale centrale è lungo sette chilometri vi sembrerà una cosa naturale. Al terzo giorno non vi stupite più di nulla e anche la famosa isola artificiale a forma di palma sembrerà quasi un elemento scenico scontato. Rifugio di miliardari famosi e non, è tappa d’obbligo per i lettori di riviste patinate e per gourmet disposti a pagare un conto salato nel ristorante di Gordon Ramsey.
Il ritorno sulla terraferma offre la possibilità di una passeggiata lungo il Creek in una dimensione sicuramente più “umana”. I vecchi barconi dove il carico e scarico delle merci è ancora, come una volta, affidato esclusivamente alle braccia robuste di operai dalle etnie più disparate, le imbarcazioni in vecchio stile coloniale per mini crociere fino al porto turistico, tutto concorre a fare del Creek l’angolo più vero e suggestivo di Dubai. Forse perché solo guardando il passato si può capire il futuro.
Dalle camere dell’Hilton Dubai Creek coglierete l’affascinante vita del Creek o l’impressionante selva di costruzioni moderne, opera dei grandi archistar di oggi. In coerenza con il marchio che lo contraddistingue, l’Hilton resta un ottimo albergo sotto tutti i punti di vista e Aladino (proprio come quello della lampada magica) ci ha fornito preziosi consigli, sempre utili per i turisti fai da te.