Pizarro: la calata spagnola
Quando gli Spagnoli giunsero nel 1532 in Perù, Cuzco era un centro fiorente e la capitale di un impero che, a quell’epoca, era uno dei più estesi al mondo. Gli spagnoli rimasero stupefatti dello splendore urbanistico di questa città, racchiusa nella gola delle Ande, tanto che non persero tempo e cominciarono a saccheggiare le sue immense ricchezze. Atahualpa, ai tempi imperatore Inca, fu catturato dai conquistadores e Francisco Pizarro avendo ricevuto notizia delle ricchezze di Cuzco, decise di recarsi in loco per sondare egli stesso la situazione. Fu allora che Cuzco, fu divisa in 88 parti: che andarono ad ognuno degli uomini di Pizarro. Manco Inca, avvenne posto sul trono come re fantoccio ma l’equilibrio apparente si spezzò per colpa dei figli di Pizarro che cominciarono a spadroneggiare su Cusco, trattando i locali come indigeni inferiori. Fu allora che scoppiò la rivoluzione. Manco Inca, fuggì verso Yucay, nella Valle Sacra, per radunare le forze per la grande ribellione. Nel giro di pochi giorni l’insediamento degli spagnoli, circa 200 con 80 cavalli, ma non riuscirono ad espugnare la cittadella. Fu una strage: oltre 2000 Inca furono passati a fil di spada. Gli spagnoli trasformarono il volto della città: erigendo edifici sopra le fondamenta Inca e dando inizio a quel particolare sincretismo di stili che rende Cuzco, unica: un ombelico di mondi diversi.
Catedral: tre chiese al prezzo di una
Un sant’Antonio protettore delle zitelle a cui vengono lasciati quotidianamente biglietti dalle ragazze in cerca di compagno, un dipinto per esorcizzare il terremoto del 1560, un’ultima cena, in cui al posto del pane, viene servito del cuy arrosto, ovvero il porcellino d’India, considerato uno dei piazzi nazionali, Madonne vestite di broccato come fossero bambole, un Cristo che in processione indossa la maglietta della squadra nazionale. Sembrerebbe l’invito per un evento sul filone del Rocky Horror Picture Show ma si tratta di alcuni contenuti della cattedrale di Cuzco. La cui eccentricità finale è data dall’unione di tre chiese erette su fondamenta di un palazzo Inca. La pianta è a croce latina e il coro, colossale e finemente intarsiato nel legno d’acero, rappresenta una forma di sincretismo religioso. Fu una curiosa partnership tra gli ordini a volere la cattedrale, divenuta uno strumento efficace per ammansire gli Inca. Hanno lavorato all’abbellimento della stessa, artisti locali, le cui tracce si vedono nel coro, dove le figure degli apostoli si alternano a quelle presenti sui braccioli della pachamama (dea Inca, raffigurante una donna in attesa) e nella scelta di dipingere i santi con fattezze inca: carnagione olivastra e lineamenti allungati. Sono questi i tratti principali della scuola cusquena tra i cui artisti si annovera l’italiano Bitti e Diego Tito Inca, pittore mestizio i cui dipinti erano strumenti essenziali di comunicazione per i sacerdoti che tentavano di convertire gli indios al cattolicesimo.
Il complesso di Coricancha
Una metafora pregnante potrebbe essere quella dell’uovo di Pasqua: visto dall’esterno ha tutte le fattezze di un monastero, ma è all’interno che si svela la sorpresa. Fondamenta di un anonimo monastero domenicano è il principale tempio inca nel centro di Cusco. Qui si trovava il tempio del sole, costituito da quattro piccoli santuari che gravitavano intorno al principale, posto al centro. Il rivestimento dei chiostri era interamente d’oro massiccio, come testimonia il nome Corichancha che in quetchua significa appunto “recinto d’oro”. Da lì partivano le strade che portavano ai sentieri sacri e ai siti archeologici nei territori circostanti. In un’ampia nicchia trapezoidale in prossimità del tempio del sole, era collocato un enorme disco d’oro a forma di sole. Accanto si trovava un’immagine di Viracocha, il dio creatore e un’altra che rappresentava il dio dei tuoni. Sotto il tempio c’era un giardino artificiale interamente fatto d’oro e argento, tempestato di gioielli preziosi dalle raffigurazioni di lama e pastori. Agli spagnoli brillarono gli occhi, quando videro il luccichio, con il risultato che la razzia fu devastante.
continua…
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