Camminano piegati dal peso racchiuso in un telo colorato sulle spalle. Chi porta bottiglie, chi sacchi di patate, provviste indispensabili per la preparazione dei piatti in occasione delle feste imminenti. Da qualcuno spunta una testolina dalla pelle ambrata che ciondola come una bambola, abituata al dondolio del tragitto che ha certamente qualcosa di ancestrale nei ricordi di neonato. Il sole è alto alle quattro e la temperatura fa dubitare della discesa repentina che avverrà entro poche ore. Il traffico è convulso e si snoda dalla statale che scende con una gimcana di tornanti fino a valle, come un serpentone di lamiere. I clacson degli automobilisti e i fischietti dei poliziotti.
“Colpa della festa dell’indipendenza”, ci ricorda Carmen, nostro Virgilio delle Ande. Tra due giorni verrà festeggiata con parate, bandiera ed è da quando siamo atterrati, la migrazione di Andini è stata una costante. Mi viene da pensare: noi, in questo momento siamo come loro, dei migranti lontano da casa, con le vite contenute nel guscio di un bagaglio chiuso in stiva.
Situata a circa un’ora da Cusco, la Valle Sacra degli Incas (2.800 m s.l.m. circa) è una valle alluvionale, formata dal fiume Vilcanota. Il centro principale è la cittadina di Pisac con la sua fortezza: ai tempi degli Inca era un presidio fortificato, dotato di Osservatorio Astronomico e di un Orologio Solare o Intihuatana. Nei giorni di mercato a Pisac gli abitanti dei villaggi vicini arrivano per acquisti e baratti, abbigliati con i tradizionali e colorati costumi. Altri centri importanti della valle sono i paesi di Calca e Urubamba, ma il più suggestivo è la Fortezza di Ollantaytambo, che domina e l’entrata della valle: venne costruita per vigilare sulle incursioni da parte dei “popoli della Foresta”. Un altro luogo di grande suggestione sono le saline di Maras, che cambiano colore durante la giornata a seconda della luce del sole.