Diciamocelo: il rientro mette tristezza. Fosse solo per le valigie da disfare, le lavatrici da fare e le riparazioni da effettuare. Perché, se tutto funziona fino alla vigilia della partenza, qualcosa si spezza in quella notte. Come se la casa, punendoci per la nostra imminente dipartita si rivoltasse contro di noi. Facendoci espiare una colpa che non abbiamo commesso. E, rendendoci complesso, il già vituperato congedo dalle spiagge.
Di cose da fare ce ne saranno tante in questo Settembre. Scadenze da rispettare, lavori da chiudere, e (ahimè) riparazioni da seguire. Ma non sarà una tapparella rotta o uno scarico claudicante a cancellare la bellezza dell’estate appena conclusa. Cominciata con una fuga cipriota nella terra di Venere. Vissuta nel suo pieno con Malta e approdata alla laguna di Venezia. La cui apoteosi è stata una toccata e fuga nel suo ghetto che non dimenticherò.
Come il viaggio di rientro ieri, in una corsa sui binari di un FrecciaBianca, aspettando di arrivare a destinazione. Nella bomboniera d’ovatta blu, affacciata sui tetti di Porta Venezia. Dove ad aspettarmi c’era una piccola cavia e una tapparella rotta.
Perchè, alla fine, il bello del viaggio è oltrepassare un uscio. In una direzione, ma anche nella altra: con la consapevolezza che si parte per tornare.